Gemisto


Gentilissima signora,
prima che finisca l'anno -un anno felicemente segnato da Piero e dall'Enigma- desidero ancora una volta ringraziarla del gran bel dono e, con l'occasione degli auguri, affidarle la sintesi delle riflessioni che l'uno e l'altro mi hanno suggerito, autorzzandola a cestinarle tout court se, come temo, le riterrà assurde.
Sulla scia di Dario e di alcune suggestioni malatestiane mi sono fatto l'idea che il dipinto sia stato commissionato per celebrare Gemisto e il suo Sogno, forse quando fu traslato a Rimini.
Un dio pagano sovrasta sfolgorante il Cristo alla colnna e i conflitti polito religiosi del tempo. Dall'altra parte, dentro un cielo di primavera, svetta smisurato un alloro.

Apollo Elios, luce e governo del cosmo, cacciato dalla sua terra ha messo radci da noi.
Il lume di scena, come il carro del sole, migra da oriente ad occidente. Il greco, le spalle al passato, sta slla soglia di un mondo nuovo.
La flagellazione è il pretesto, l'imperatore ed il sultano delineano il contesto storico, ma il tema è "la città ideale" a cui, dei tre personaggi al proscenio, solo appartiene il giovane scalzo (il greco non osa entrarvi e il committente, come i committenti, sta nel quadro ma vi è estraneo): è'l'uomo nuovo che l'alloro, sacro ad Apollo, incorona e quasi genera.

E il grande albero che tutto domina e da cui tutto sembra promanare è forse -se ricordiamo la lettera di Bessarione ai figli- Gemisto stesso, gloria sempiterna.

La ringrazio dell'attenzione che vorrà riservare a questa follia e la saluto augurandole di cuore un felicissimo anno nuovo
piero